Rottamazione quinquies 2025: cosa cambia davvero per i contribuenti e chi rischia di restarne fuori

La parola chiave di questi giorni a Roma è una: rottamazione quinquies. Dopo la rottamazione quater, ecco la nuova misura di definizione agevolata delle cartelle esattoriali che il governo punta a inserire nella prossima Legge di Bilancio 2026. Una promessa che accende speranze ma solleva anche molti dubbi, soprattutto tra chi teme di restarne escluso.

Andiamo a vedere, punto per punto, cosa si sa ad oggi.

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Rate più lunghe e sconti sugli interessi

Il primo elemento che balza agli occhi è la rateizzazione più estesa: si parla di un massimo di 120 rate, cioè dieci anni, per spalmare il debito con lo Stato.
Un respiro di sollievo per chi ha arretrati consistenti, perché significa avere la possibilità di pagare cifre più leggere mese dopo mese.

Non solo: la quinquies potrebbe prevedere l’azzeramento di interessi, sanzioni e aggio di riscossione. In pratica, resterebbe solo il capitale, molto più gestibile rispetto alle cifre gonfiate dalle more.

L’anticipo obbligatorio per i debiti più alti

Per i contribuenti con esposizioni sopra una certa soglia – si parla di 50mila euro – la misura potrebbe imporre un anticipo del 5%.
Un modo per distinguere chi ha davvero intenzione di pagare da chi potrebbe approfittare della misura solo per guadagnare tempo. Una clausola che fa discutere, perché rischia di mettere in difficoltà chi già fatica a trovare liquidità.

Chi rischia di restarne escluso

Non tutti potranno accedere alla rottamazione quinquies.
Le ipotesi al vaglio sono chiare:

  • Recidivi: chi ha accumulato molte iscrizioni a ruolo negli ultimi tre anni.

  • Decaduti dalle vecchie rottamazioni: chi non ha pagato regolarmente le rate delle precedenti sanatorie potrebbe restare fuori.

  • Possibile introduzione di criteri economici come l’ISEE per selezionare chi è davvero in difficoltà.

Se queste regole passeranno, si rischia che una larga fetta dei contribuenti resti esclusa dal nuovo provvedimento.

Quali debiti saranno inclusi

Nella quinquies rientrerebbero imposte erariali, contributi previdenziali, tributi locali, multe e bollo auto.
Restano però esclusi i debiti legati a sanzioni penali, aiuti di Stato illegittimi e altre situazioni particolari che per legge non possono essere condonate.

Le scadenze da tenere d’occhio

Il disegno di legge è già approdato in Parlamento: il testo AS 1375 è in esame al Senato e dovrebbe essere inserito nella Legge di Bilancio.
Le prime adesioni alla rottamazione quinquies potrebbero aprirsi tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.

Tradotto: chi ha pendenze con il fisco deve iniziare a valutare subito le proprie opzioni, senza aspettare l’ultimo minuto.

Un’occasione o un rischio?

La misura promette tanto, ma non è esente da critiche.
C’è chi sostiene che sia l’ennesimo regalo ai furbetti delle cartelle, chi invece la vede come l’unica via d’uscita per migliaia di famiglie e piccole imprese strozzate dai debiti.

Il vero nodo resta quello delle coperture finanziarie: senza fondi adeguati, la quinquies rischia di restare solo un annuncio.