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12 anni dall’ultima vittoria italiana in Champions League – Cosa deve cambiare?

Le italiane in Champions League fanno fatica, non c’è dubbio. Sono passati quasi 12 anni, da quel 22 maggio 2010 quando l’Inter di Mourinho alzava la ‘Coppa dalle Grandi Orecchie’ allo Stadio Santiago Bernabéu di Madrid. Tanti anni fa, ormai. Troppi? Probabilmente sì. Del resto il calcio italiano non è ‘un’industria’ povera: la Serie A è al 3° posto nel Ranking UEFA per Nazioni e nel Bel Paese il pallone può attingere a un inesauribile serbatoio di passione.

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Basti pensare al settore delle scommesse Italia: un vero fenomeno di costume che è lo specchio fedele di quanto il calcio sia lo sport più amato in Italia. Scommettere sugli incontri di Serie A, come anche sulle gare di Champions League, è un modo per seguire gli eventi e per partecipare in prima persona. Dal canto loro i provider, sempre più tecnologicamente evoluti, offrono un piatto molto ricco di proposte, sia come numero di scommesse che come tipologie, nonché la possibilità di giocare da mobile (senza limiti di spazio e di tempo). Motivo per il quale ci si domanda: cosa c’è che non va a livello europeo per le squadre di club?

Italiane in Champions League: cosa cambiare?

Se ci fermiamo a pensare che la Nazionale Italiana di Roberto Mancini ha vinto i Campionati Europei meno di un anno fa, pare impossibile che gli Azzurri, così forti con la casacca dell’Italia, non emergano con la stessa forza nei rispettivi club. La discontinuità di risultati può essere un primo elemento da migliorare. L’Italia dopo la vittoria europea è finita, per esempio, ai Play Off per la qualificazione ai Mondiali del 2022.

Un altro elemento di riflessione a che fare con la mentalità. Spendere tanti soldi per attirare nei club stelle vere o presunte tali, potrebbe non bastare più. Per quanto i club vincenti siano anche i più ricchi, la loro strategia di base sembra più programmatica rispetto a quella dei club italiani. Gli allenatori come Klopp, Pochettino, Simeone, Zidane e Guardiola insegnano che la tattica nel calcio moderno si sposa a un’elevata intensità e all’atletismo dei giocatori. Una filosofia che permette ai giovani di talento di esplodere più precocemente dei nostri e di reggere l’urto più a lungo. Il motivo? Forse la minore pressione o anche la mancanza del vizio italico di sentirsi tutti allenatori e talent scout. Basti pensare al caso di Donnarumma che al PSG fatica a trovare spazio, nonostante uno stipendio stellare, rischiando di vanificare la sua crescita nel Milan e quanto di buono dimostrato a Euro 2020.

Quali sono le avversarie più temibili delle italiane in Champions League?

Manchester City e Chelsea sono state le più recenti finaliste, in una finale di Champions League 2021 tutta inglese, nel solco di un lungo elenco di finali di CL fra squadre della stessa nazione. Con Inghilterra e Spagna a comandare solidamente tale speciale classifica. Non è un caso infatti che da quanto un’italiana vinto la Champions League (2010), l’albo d’oro della manifestazione abbia visto trionfare 6 volte la Spagna (Real Madrid 4 + Barcellona 2); 3 volte l’Inghilterra (Chelsea 2 + Liverpool 1); 2 volte la Germania (Bayern Monaco). Soltanto la Francia è messa peggio dell’Italia, dal momento che non vince la Champions dal 1993 quando trionfò l’Olympique Marsiglia contro il Milan. L’anno scorso però il PSG è arrivato in finale e i parigini sono ancora in corsa. Così come sono in corsa Juventus e Inter (agli ottavi). I bianconeri sono la più chiara dimostrazione di come vincere lo scudetto di Serie A, per quanto garantisca un buon guadagno, non sia sufficiente per fare il salto di qualità. Recente dominatrice in campionato insegue un trofeo che manca dal 1996, unica italiana dopo l’Inter a raggiungere la finale (ben due entrambe perse nel 2015 e nel 2017).

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