Brigitte Macron ha deciso di dire basta. Dopo anni di voci infondate e campagne d’odio online, la Première Dame di Francia porterà in tribunale prove scientifiche e fotografiche per dimostrare la verità: è nata donna. Una scelta coraggiosa, che segna un punto di svolta nella lunga battaglia contro le fake news che la perseguitano da tempo.
L’origine delle accuse complottiste
Le illazioni non sono nuove. Già da anni, gruppi complottisti avevano diffuso la voce secondo cui Brigitte sarebbe nata uomo e avrebbe cambiato identità. Una teoria senza fondamento, che ha trovato nuova linfa grazie al documentario diffuso dall’influencer americana Candace Owens, volto noto dell’estrema destra statunitense, già vicina a Donald Trump.
Quel video, diventato virale, ha rilanciato l’ennesima ondata di odio e insinuazioni, fino a convincere i Macron ad agire legalmente.
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La risposta dei Macron: «Bullismo implacabile su scala mondiale»
Non è la prima volta che la coppia presidenziale reagisce. Ad agosto, Emmanuel Macron aveva parlato pubblicamente, definendo quelle accuse «bullismo implacabile su scala mondiale». Parole dure, accompagnate dall’annuncio di voler chiedere un risarcimento esemplare per fermare quella che considera una campagna denigratoria organizzata.
La decisione di Brigitte di esporsi direttamente davanti ai giudici, con prove scientifiche in mano, rappresenta un ulteriore passo: non più solo dichiarazioni, ma la volontà di smontare i complotti punto per punto.
L’avvocato: «Prove scientifiche e testimonianze di esperti»
A spiegare la strategia è stato l’avvocato della coppia, Tom Clare, intervistato dalla BBC. In aula, ha detto, saranno presentate prove scientifiche e fotografiche, insieme alle testimonianze di esperti qualificati.
Lo scopo è semplice: dimostrare in modo inconfutabile che la Première Dame è sempre stata donna e smentire definitivamente una delle bufale più invasive e persistenti del web.
Un caso che divide l’opinione pubblica
Il caso non è solo personale: è anche politico e sociale.
In Francia, molti vedono in questa vicenda il simbolo di come la disinformazione possa diventare violenza, colpendo la dignità di una persona e sfruttando i social come amplificatore.
Altri, soprattutto tra i detrattori di Macron, continuano a rilanciare teorie e insinuazioni, alimentando un clima tossico che rischia di polarizzare ulteriormente il dibattito pubblico.
La sfida contro le fake news
La battaglia di Brigitte Macron si inserisce in un contesto più ampio: quello della lotta alle fake news. Negli ultimi anni, i leader politici e le loro famiglie sono diventati bersaglio di campagne coordinate di disinformazione, spesso costruite per delegittimarli.
Questa causa, quindi, non riguarda solo la Première Dame, ma tocca un tema universale: fino a che punto una persona deve difendersi da accuse inventate? E quale responsabilità hanno media e social nel diffondere certe menzogne?