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Quantitative easing: cos’è, come funziona, benefici e rischi

Per comprendere il concetto di Quantitative Easing, bisogna ricordare che il mondo si è risvegliato dall’incubo della pandemia da Covid 19 ma è subito ripiombato in un altro tunnel, non meno insidioso.

Parliamo, ovviamente, dell’inflazione e della crisi finanziaria che sembra ormai essere apparsa all’orizzonte da diverse settimane.

L’inflazione che corre ormai verso l’alto nell’Eurozona e negli Usa, superando il consensus della maggior parte degli esperti, le cui stime si fermavano al 9% circa.

Quantitative easing significato: cos’è, come funziona

Anche se le radici sembrano essere molto diverse dai dati registrati negli anni 70 e 80, il problema è ugualmente pressante e richiede misure immediate.

Le banche centrali sono partite all’offensiva ma non manca chi punta il dito contro il quantitative easing.

Il programma di allentamento quantitativo o Quantitative Easing, è uno strumento di politica monetaria ultra espansiva utilizzato dalle banche centrali come impulso all’economia.

Il sistema, utilizzato in particolare dal premio Nobel Ben Bernanke, quando era alla guida della Fed (QE Fed) e prima ancora dalla Bank of Japan all’epoca di Shinzo Abe, si è rivelato un metodo molto efficace per ridare smalto all’economia.

Particolarmente efficace contro la deflazione, il Quantitative Easing consiste nel massiccio acquisto di titoli dalle banche private e titoli di stato con lo scopo di immettere liquidità nel mercato.

Lo schema è abbastanza lineare e prevede l’acquisto di attività in modo da aumentare la disponibilità monetaria delle banche le quali possono implementare le politiche di impiego, prestando denaro in modo più semplice.

Maggiore facilità di ottenimento dei prestiti da parte dei richiedenti, significa maggiore propensione al consumo e, quindi, ulteriore spinta ad abbassare i tassi di interesse.

Questi, nel lungo termine come negli Usa, o nel breve come in Europa, consentono quindi di sostenere l’economia in presenza di un tasso di inflazione controllato.

Quantitative Easing effetti positivi

E’ innegabile che la misura abbia funzionato soprattutto durante la crisi depressiva del 2008, quando negli Stati Uniti la crisi prese le mosse dalla vicenda dei mutui subprime (Fed QE).

L’aumento di liquidità e l’abbassamento dei tassi, rende i mutui e i prestiti meno gravosi per chi li richiede, e incoraggia i consumi e gli investimenti.

Questo lo rende lo strumento ideale per dare l’abbrivio alla ripresa economica. Ecco il motivo per cui anche la BCE ha fatto ricorso alla stessa soluzione in diversi momenti (Draghi Quantitative Easing), in ultimo nel 2020 per uscire dagli effetti depressivi della pandemia (acquisto Bond BCE).

Rischi ed effetti collaterali

Un massiccio acquisto di attività dalle banche significa anche immettere notevoli quantità di moneta in circolazione. Il rischio più immediato è, ovviamente, quello legato all’inflazione.

Ecco perché additare la guerra in Ucraina e l’esplosione dei costi energetici può essere fuorviante e risultare una lettura sbrigativa ed incompleta.

I reiterati lockdown e la contrazione dei consumi hanno indotto la BCE a varare un nuovo piano di acquisti di titoli di debito (BCE acquisto titoli). Quando si dice “stampare moneta” spesso è a questo che ci si riferisce.

Nel frattempo, però, gli scenari internazionali sono cambiati e il primo sostegno che è venuto a mancare è quello della Cina.

Ora che il colosso asiatico ha nuovamente preferito l’isolazionismo con la conseguente contrazione delle esportazioni di beni a basso costo, l’effetto propulsivo del QE appare ridotto.

Un aumento della liquidità senza impiego crea, dunque, una bolla inflattiva che può avere effetti negativi sull’economia che rendono, di fatto, inutilizzabile al momento il QE.

Può essere la fine dell’epopea del QE Draghi e dei Bernanke?

 

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