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Domenico Starnone, chi è? Moglie, padre, vita privata, figli

Domenico Starnone è nato a Napoli nel 1943. E’ insegnante, scrittore e sceneggiatore. Ha svolto la sua professione di insegnante in varie scuole superiori a Colleferro e a Roma. All’istituto tecnico Livia Bottardi hanno anche ambientato il suo primo libro “Ex Cattedra”, che è il racconto di un anno scolastico, pubblicato nel 1987. Nel 2001 ha vinto il Premio Strega per il suo romanzo “Via Gemito”, largamente autobiografico e rievocativo della zona del Vomero, dove viveva la sua famiglia, che ha impresso in lui molti ricordi.

La carriera di Domenico Starnone

Starnone ha alternato l’attività di docente con intense collaborazioni editoriali. In particolare, ha curato dal 1992 al 1997 una rubrica settimanale intitolata “La grammatica a scuola” sul Corriere della Sera. Inoltre, ha collaborato con le pagine culturali del Manifesto, ha scritto per l’Unità, La Repubblica e i giornali satirici Cuore e Tango. Attualmente, scrive per il settimanale d’informazione  “Internazionale”, diretto da Giovanni De Mauro, curando una rubrica che s’intitola “Parole”. La sua carriera ha riguardato anche televisione e cinema, a partire dagli anni novanta. In particolare, i suoi libri hanno ispirato i film “La scuola” e “Auguri Professore”, interpretati da Silvio Orlando, di cui Starnone ha curato anche soggetto e sceneggiatura.  Inoltre, il tema scolastico è anche alla base della serie tv “Fuoriclasse”, trasmessa tra 2011 e 2015. l’Attività di Domenico Starnone riguarda anche l’adattamento teatrale e cinematografico del suo romanzo “Lacci”, sempre con l’interpretazione di Silvio Orlando. In ogni caso, la scuola ha lasciato una traccia indelebile in Starnone, dopo tanti anni di carriera e di insegnamento a tantissimi ragazzi, nel corso di innumerevoli anni scolastici.

Vita privata e riflessioni di Domenico Starnone

Starnone è sposato con la traduttrice Anita Raja che è la figlia di un ebrea polacca sfuggita allo sterminio dei nazisti. Il 2019 è stato un anno molto difficile per l’insegnante e scrittore, a causa della perdita del fratello Antonio dopo una lunga malattia. Nel suo ultimo romanzo “Vita mortale e immortale della bambina di Milano”, Starnone esplora il tema dell’infanzia e della vecchiaia, rapporto tra italiano colto e dialetto e il suo rapporto con i defunti a cui lui ha pensato fin da bambino. La sua speranza era di riportarli in vita e non ha mai smesso di ricordare la madre, alla cui morte non si è mai rassegnato. Questi sentimenti tormentati si uniscono alle sue considerazioni su società, scuola ed educazione spietata della sua giovinezza, in cui l’uomo non poteva mai mostrarsi debole “per non sembrare femmina”. Non mancano i ricordi della sua famiglia, le vacanze al mare e la tendenza dei genitori a litigare anche se si amavano infelicitandosi, come sottolinea Starnone. Suo padre Federico era ferroviere, ma anche pittore di talento. Le sue riflessioni sulla vecchiaia e su come ti giudicano le altre persone con l’incedere dell’età, lascia spazio anche a una battuta arguta: vivere in modo distratto è un peccato, il mondo andrebbe riorganizzato per evitare lo sperpero di tante esistenze ma, per quanto si stia attenti, morire diventa alla fine obbligatorio. Il tema vita e morte, rappresentati dall’eterno contrasto luce e buio, è sempre fortemente presente in Starnone e ha ispirato tutta la sua attività di scrittore.

 

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