Gennaro Ponte in esclusiva su La casa non a caso

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Ciao Gennaro, ci racconti il tuo libro?

Il saggio che ho scritto si focalizza su un tema preciso, ossia quello della grave emarginazione adulta, con lo scopo principale di dimostrare che lo stato di povertà estrema non è irreversibile.
Sotto quest’ultimo profilo, ritengo che, pure grazie al mio lavoro, ci si possa capacitare del fatto che le cose del mondo sono transitorie, per cui è utile e stimolante credere che ognuno possa prendere potere sulla propria vita.

Quali emozioni hai provato scrivendolo?

Ho sentito la gioia pervadermi. La sensazione che ho avvertito nel constatare che i miei pensieri prendevano progressivamente forma, diventavano qualcosa di tangibile, è stata davvero una delle più appaganti della mia vita.

Hai avuto la possibilità di conoscere persone durante questo tragitto che ti hanno arricchito?

Sì, certo, anche se a me garba maggiormente segnalare il fatto che ogni persona che ha accettato di illustrare i contenuti del mio libro alle comunità mi ha fatto sentire più ricco di prospettive, di visioni, di narrazioni.

Come sei cambiato dopo averlo scritto?

Credo di essere diventato più consapevole e più metodico. Ora riesco a selezionare meglio i contenuti da condividere con il pubblico.

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